Per completare il lavoro che mi ero prefisso - quello di diffusione delle notizie storico/genealogiche delle famiglie villesi raccolte dal Dott. Enzo Potenti alla fine degli anni '60 del novecento - riporto alcune notizie che possono essere considerate le avvertenze e le motivazioni, e raccolte in quella che lo stesso Potenti definisce "premessa".
Come già fatto con i testi che riguardano le singole famiglie, il mio è stato un semplice ma faticoso lavoro di copiatura; lo scopo è comunque mettere a disposizione di chi vuole consultare le notizie sulle famiglie villesi attraverso una ricerca per cognome sul mio Blog; spero sia di utilità per tutti coloro che non possiedono il volume.
Sono a disposizione per chi volesse approfondire la ricerca genealogica sulla propria famiglia.
"L’esame
delle genealogie delle famiglie villesi mi [1]ha richiesto un lavoro, sia pure
saltuario, di vari anni. L’ho compiuto sui registri dei battesimi risalenti a
poco dopo la metà del Cinquecento, compilati evidentemente in relazione alle
disposizioni del Concilio di Trento, che vi diede l’avvio. Sono, insieme a
quelli pure parrocchiali, dei matrimoni e dei decessi, le uniche fonti antiche
sullo stato civile reperibili negli archivi villesi. Anzi la stessa Comunità,
della quale non risultano esistere registri di nascite, rilevava le sue
statistiche dai registri dei battesimi della Parrocchia, come dimostrano le
periodiche annotazioni sugli stessi, specie su quelli più antichi. Al 27/1/1575
si trova annotato per es.: “Posti al libro del battesimo del Comune da me
Cataldo (Cataldi) cancelliere” ed al 12/4/1570 si trova quest’altra nota: “ …
si è verificato le anime di Villa (parrocchia) essere 1990”.
Commovente
è la prima annotazione, fatta proprio in apertura della prima bacchetta (come
si chiamavano questi registri), in data 1562, e riguardante un Ammannato di
Antonio, evidentemente uno della famiglia del Cardinale villese (Antonio si
chiamava anche il padre di questo), della quale però non si hanno più tracce
nei registri successivi.
Le
fatiche maggiori mi sono venute dai registri più antichi, nei quali i
battezzati erano indicati col solo nome di battesimo e con quello del padre,
qualche volta con l’aggiunta di quello del nonno. Questo sistema dura fin verso
la metà del ‘600 e mi ha causato grandi difficoltà nell’individuare le precise
discendenze, del resto non sempre identificabili.
Come
curiosità, dirò che, contrariamente
all’opinione comune, le popolazioni, nei secoli passati, non erano affatto
statiche, e frequenti erano i matrimoni di villesi con donne dei paesi vicini,
e non solo vicini ma anche di notevole lontananza, come la Corsica e la
Campagna Romana, verso le quali zone è esistita per secoli una corrente di
emigrazione stagionale per il taglio dei boschi, la cottura del carbone e la
potatura degli olivi. Meno frequenti
erano i matrimoni di donne villesi con uomini di fuorivia, in generale
immigrati per lavoro. Erano naturalmente
le cartiere e le altre lavorazioni del
ferro e del rame ad attirare da fuori intere famiglie, che poi si stabilivano
in loco, divenendo villesi a tutti gli effetti, e che magari, divenute
facoltose e influenti, si trasferivano in seguito alla “Città”, ossia a Lucca,
ed anche a Firenze, come i Franchi. La più grande affluenza di questi
forestieri si ebbe naturalmente dopo la disastrosa peste del 1631-32, che
lasciò il comune quasi spopolato, nella sola parrocchia di Villa essendo morta
di peste circa la metà della popolazione, compreso il pievano villese Pardo
Coli. Da notare che, mentre nella popolazione dedita all’industria si è sempre
manifestato un notevole ricambio, le famiglie originarie villesi rifuggivano
dall’abbandonare l’antica occupazione agricola, caratterizzata da una maggiore
stabilità..
Le
famiglie antiche erano in genere molto prolifiche, la media essendo un numero
di nascite intorno alla diecina, con punte di quindici e anche di venti.
Praticamente, nell’arco di circa venti anni di prolificità della donna nella
famiglia, si aveva un figlio ogni due anni, cioè nell’intervallo corrispondente
ad una gravidanza ed un allattamento, periodo questo notoriamente infecondo. Se
le famiglie in realtà non erano altrettanto numerose, ciò era dovuto
all’altissima mortalità infantile, per cui non erano rare due nascite nel
medesimo spazio di dodici mesi. Ed è commovente la costanza con cui si ripeteva
in serie nei successivi figli il nome di quelli precedentemente perduti.
A
proposito dei nomi si può qui notare che si “rifacevano” in genere i nonni ed
anche i bisnonni, senza preferenza di quelli di parte di padre rispetto a
quelli della madre. Un’originalità in precedenza a me sconosciuta era quella di
chiamare col nome della moglie defunta la prima figlia nata dal nuovo
matrimonio.
Nel
periodo fra il 1710 ed il 1882 la media annuale delle nascite varia
notevolmente, aggirandosi sulle 30 unità fin verso il 1750 e progredendo
costantemente, con qualche regresso intorno all’inizio dell’Ottocento, fino a
raggiungere cifre altissime fra il 1865 ed il 1875, per tornare lentamente a
discendere verso la fine del periodo considerato. La quota più bassa fu quella
di 20 nascite nel 1711 e la più alta quella di 87 nel 1865.
Sarebbe
stato interessante fare il calcolo della percentuale annua delle nascite sulla
popolazione presente. Non è stato possibile per la mancanza di questi ultimi
dati.
La
proporzione fra i maschi e le femmine nati nel periodo considerato fu presso a
poco uguale, con costante leggera prevalenza dei maschi, al contrario di quanto
accade attualmente.
Nello
stesso periodo si ebbero 85 parti multipli su 7803 parti in totale, con una
proporzione di poco meno dell’11 per mille, e 2 parti trigemellari, con un’incidenza
del 2,3 per diecimila.
Naturalmente
anche in questa società patriarcale non mancavano, se pur non frequenti, le
nascite illegittime, che raramente erano
annotate sui registri col nome della madre. Di solito questi bimbi, pudicamente
chiamati “figli della fortuna” , erano
dati come trovati (“trovatelli”) in luoghi appartati, come la fontana della
Magia o la testé distrutta cappellina di Pancuri sulla via di Capornano,
battezzati e mandati al brefotrofio dell’ospedale di Lucca.
Molti
di questi neonati ritornavano nelle campagne affidati dall’ospedale a donne
bisognose, che, per compenso, li allattavano insieme o successivamente al
proprio figlio od in sostituzione di un figlio perduto, e spesso erano
trattenuti nelle famiglie come figli adottivi, e venivano indicati nei registri
dello stato civile con l’appellativo “dell’Ospedale”.
Fra
il 1774 ed il 1882 i figli illegittimi, non tutti di madri villesi, perché si
rifugiavano in paese anche ragazze-madri di altre località (e viceversa),
furono circa il 6,5 per mille, con una strana flessione durante il
paternalistico regime del Ducato.
A
similitudine del capoluogo lucchese, anche a Villa, sotto la repubblica, la
popolazione era divisa in cittadini “oriundi” e “non oriundi”. Ai primi
soltanto spettava il diritto al governo della comunità. Ciò risulta dalla copia
di una petizione fatta al governo lucchese, probabilmente intorno al 1800, da
me trovata nell’archivio parrocchiale e che qui riporto per serbarne memoria
nel caso che il documento andasse perduto. E’ scritta in buona lingua (dal
pievano?) e la calligrafia non corrisponde a quella di nessuno dei firmatari,
tutti evidentemente di famiglie non villesi ab antiquo.
CITTADINI
DIRETTORI[2]
“La
popolazione di Villa Basilica, che forma circa un migliaio d’anime componenti quasi
trecento famiglie, è governata e comandata da soli ottanta uomini, che sono
ascritti in Comunità, e questi soli fanno Leggi e Decreti, non ammettendo nel
Consiglio alcuno altro come non oriundo ab
antiquo di questo Castello.
Nulla
però preme questo al rimanente del Popolo, solo ci spiace che essendosi sempre
costumato in questo Paese che chiunque voleva spianar pane per venderlo poteva
farlo, pensarono i detti Uomini Comunali di porre il Provento sopra lo Spiano
per pagare ed estinguere un debito che allora avevano, con condizione che non
dovesse sussistere detto Provento che per soli anni sei, ma sono passati i sei,
i venti, i trenta ed il Provento non si è più levato, adducendo i Comunanti la
scusa che serve il ricavato per pagare il Maestro di Scuola ed il Predicatore
Quaresimale, scusa frivola ed insussistente perché anche quando non v’era il
Provento tenevano il Maestro di Scuola e prendevano il Predicatore, ma la vera
cagione è il danaro annuale che ne ricavano con danno e pregiudizio della povertà,
che deve comprare il Pane sia bianco o nero, cotto o crudo, giusto o scarso nel
peso.
Quindi
o Cittadini Direttori è che noi tutti esponenti e ricorrenti qui sottoscritti,
unitamente ad una più lunga serie di non sottoscritti, imploriamo l’abolizione perpetua
del Provento del Pane e la facoltà dello spiano a chiunque, come era nel
vecchio sistema, dal che può derivarne quel vantaggio generale e quella
felicità che tanto dobbiamo avere a cuore”.
Io
Tiburzio Renieri Adamo
Bartolozzi
Io
Giuseppe Lurci Giuseppe Panigada
Gio
Battista Zenoni Gio
Batta Sabbatini
Gio
Iacopo Cenanni Iacopo
Pasquini
Michele
Grassi Sebas.
Bartol. Simi
Antonio
Barsi
Dall’esame
di questa petizione vengono due interrogativi, ai quali sarà interessante dare
risposta attraverso dati che possano in futuro venire alla luce dall’archivio
comunale o dall’archivio di Stato di Lucca: erano considerati “non oriundi”
anche gli abitanti provenienti dalla “Vicinanze” (Capornano, Duomo, Guzzano,
Pontoro)? e la cifra di 1000 abitanti si
riferiva solo all’abitato entro le mura castellane o comprendeva anche le
vicinanze?
Tornando
alla premessa generale, dirò che non ho compreso nella mia ricerca,
riservandomi di farlo più tardi, le notizie di molte famiglie villesi più
antiche, in gran parte scomparse, come i Maffei, Mariotti, Prosperi, Bacci,
Taddei, Franceschi, Magnani, Iacopini, Zenoni, Castelvecchi, Tomei, Soldati,
Santi, Draghetti, Guglielmi, Salvini, Damiani, Difunti, Lombardo, Nuoni, Pauli,
Pellegrini, Pippi, Santoni, Del Sarto, Stiavacci.
Per
la stessa ragione ho lasciato fuori, e ne chiedo scusa agli interessati, le
famiglie di più recente immigrazione, come i Barbieri, Bertolucci, Bertolini,
Ansaldi, Genovesi, Meschi, Scardiglia ed altre.
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